Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è tutta una serie di iniziative, eventi, interviste.
I fari si accendono sui dati che sono agghiaccianti. Il numero di omicidi, non uso volutamente il termine femminicidio, che hanno quali vittime le donne è sensibilmente in aumento proprio nella nostra provincia.
Si parla ovunque di violenza sulle donne, ci sono convegni, interviste su tutti i media nazionali e locali, approfondimenti.
Ma, evidentemente, non basta.
Si dice che si tratti di un problema culturale. Aggiungo che è una questione di sapere e conoscere cosa sia l’amore.
E questo insegnamento deve partire da noi, dalle famiglie, intese non solo come genitori.
A noi spetta il compito di insegnare e spiegare ai nostri figli, nipoti, fratelli, sorelle, cosa significa amare ed essere amati.
Smettiamo di parlare di omicidi passionali, iniziamo a chiamarli per quello che sono gesti di rabbia che sfociano, purtroppo, in tragedia.
Spieghiamo agli uomini di domani che un rifiuto non è lesa maestà ma è lecito e legittimo, che la violenza non è la soluzione a nulla, che ogni vita ha un valore inestimabile e nessuno ha il diritto di toglierla.
Spieghiamo alle donne di domani che la gelosia non è amore, che uno schiaffo dato o ricevuto, qualsiasi sia il contesto o la ragione, è inammissibile, che l’indipendenza intellettuale e culturale sono la strada maestra su cui trovare l’autonomia, la forza e il coraggio di denunciare quando una situazione degenera.
Spieghiamo agli uomini e alle donne di domani che un livido passa ma la ferita che causa dentro resterà indelebile e continuerà a sanguinare.
Non vergogniamoci di dire che noi o qualcuno che ci circonda ha sbagliato perchè il nostro errore o quello dell’altro potrebbe essere se spiegato evitato domani.
Spieghiamo che non è sano voler limitare l’autonomia, il pensiero, la libertà di alcuno, uomo o donna che sia. E che se il nostro impulso è quello dobbiamo ammettere di avere un problema e chiedere aiuto.
Non è, non può e non vuole essere questo il modo per evitare questa escalation di violenza ma è certamente uno strumento che riporta tutti i componenti di una società ad assumersi una responsabilità che è condivisa.
Perchè la donna uccisa oggi potrebbe essere la nostra figlia domani e l’autore di quell’omicidio potrebbe essere nostro figlio.
Non limitiamoci a condannare, diamo un contributo costante, quotidiano e fattivo alla crescita culturale del mondo che ci circonda e forse così riusciremo a salvare qualche vita.
Nessun evento se non accompagnato da tutto questo avrà mai effetto. E la retorica resterà il primo motore della violenza.