Si contano sulle dita di una mano gli indagati nell’inchiesta relativa alla variante Q3. L’informativa dei carabinieri forestali del Nipaaf è nelle mani del pubblico ministero Giuseppe Miliano, che coordina le indagini.
In città ormai è il toto nome e da una parte c’è chi dice che nessuno è indagato, dall’altra che lo sono tutti i componenti della giunta, sindaco compreso. Il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza ha dichiarato che la notizia che ci siano 12 indagati “non è corretta”, ma poi non ha detto altro. Sarebbe stato aperto però un fascicolo contro ignoti, per violazione del segreto istruttorio.
Sulle indagini e sull’iter seguito per concedere questo permesso a costruire per un centro commerciale, è stato scritto molto. Il nodo sarebbe il cambio della destinazione d’uso. Se in un primo momento l’amministrazione aveva pensato e sostenuto che bastasse prendere atto di un vincolo ormai estinto della Regione Lazio, aveva poi comunque seguito l’iter della variante. Variante che è stata approvata in giunta e non in consiglio comunale. L’ipotesi degli investigatori è che dovendo modificare il piano particolareggiato (che va a colmare una lacuna del piano regolatore) e quindi lo stesso prg, allora la procedura non sarebbe quella giusta.
Per questo ha ipotizzato i reati di abuso d’ufficio, falso e lottizzazione abusiva. L’amministrazione continua a dire che tutto sarebbe stato svolto seguendo quanto dice la normativa. Era stato il dirigente dell’Urbanistica, Paolo Ferraro, a dare parere favorevole al progetto, a condizione di una variante urbanistica che modificasse la destinazione d’uso, da alberghiera a commerciale. Variante che, sempre secondo il suo parere, poteva essere approvata in giunta, come poi avvenne, il 28 dicembre del 2018.
Il sindaco Coletta al telefono si è detto tranquillo: “Ho completa fiducia – ha dichiarato – nell’operato dell’assessore Castaldo e del dirigente Ferraro, anche sulla loro onestà”. Poi ha dato mandato all’avvocato Luca Melegari per verificare.