In molti hanno raggiunto ieri pomeriggio Borgo Piave per il presidio “Apriamo i cantieri subito, realizziamo la strada 148 Pontina“, organizzato dalla Cisl di Latina, insieme alle federazione dell’industria Fim, Femca, Filca e Fai. Un appuntamento nato per sollecitare la politica (che però non è intervenuta) a decidere sulla costruzione del Corridoio tirrenico meridionale, che prevede, oltre che la Roma-Latina anche la bretella Cisterna-Valmontone.
Il costo complessivo dell’opera è di 2.8 miliardi di euro, una durata in concessione di 50 anni e 186 km di infrastrutture. Risorse a capitale misto “pubblico-privato” che dovrebbero permettere di avere nel prossimo futuro migliaia di assunzioni e fare da “ricostituente” ad un settore, quello dell’edilizia, che ormai da molti anni versa in una crisi quasi cronica. Nel Lazio sono 50 mila i lavoratori espulsi dal circuito delle casse edili dal 2008 ad oggi e circa 7 mila le aziende chiuse nello stesso periodo in questo settore. Specificatamente a Roma i lavoratori espulsi nel settore edile sono circa 33 mila e oltre 5 mila a Latina. In questi due territori i lavoratori espulsi, pesano per il 75 per cento sull’intera regione.
“La Roma – Latina è un’opera fondamentale – hanno dichiarato Andrea Cuccello, Paolo Terrinoni e Roberto Cecere, rispettivamente segretari Generali della Cisl del Lazio, della Cisl di Roma Capitale Rieti e della Cisl di Latina – visto il deficit infrastrutturale della nostra regione e il ritardo storico di circa 30 anni che è stato accumulato a causa di un dibattito stucchevole sulla necessità o meno della strategicità dell’opera stessa”.
Riuscire a collegare la Capitale ai territori del Lazio e viceversa significa garantire nei prossimi decenni uno sviluppo costante.
Alla Regione Lazio chiediamo un incontro che determini il cronoprogramma della Roma – Latina, a fronte anche dell’accordo sugli appalti pubblici sottoscritto lo scorso 28 settembre – hanno spiegato i tre segretari – Ci auguriamo che per la selezione delle imprese, fermo restando l’obbligo di mandare in gara almeno l’80 per cento dei lavori, si possa prevedere un taglio dei lotti per favorire le imprese del territorio. La cosa che risulta importantissima è che la Regione Lazio “blindi” il contratto con la società committente. Dobbiamo cioè evitare che il contraente utilizzi e spenda esclusivamente i circa 500 milioni di euro di finanziamento pubblico già stanziati e disponibili, ma non attivi mai le ulteriori somme oggetto del c.d. “project financing” per il completamento dell’opera”.