Esiste una voglia di leggerezza tra noi, la voglia di tornare a divertirsi, a giocare ad esagerare. Ho incrociato, nella mia città, Latina, una Lamborghini gialla e ho raccontato. Niente di straordinario in un mondo dove tutti urlano, dove tutti denigrano, dove tutti hanno un tiramento.
Io ho scritto di una Lamborghini, della sua storia, e di come ci stava bene in una città nata nella velocità e per grazia del motore (fosse pure quello delle idrovore).
Una bimba in monopattino ci girava intorno e si fermava di tanto in tanto, gridava felice e richiamava un altro bambino, forse il fratello. Ridevano e la guardavano nei mille spigoli che aveva, dei ragazzi facevano crocicchio e la fotografavano e quel giallo “crema pasticcera di nonna” che non non sei cresciuto con nonna non capisci.
Ma che notizia è? Non so se lo sia neanche io, ma so, per certo, che l’hanno letta divertendosi in tanti. Quella bambina in monopattino pareva essere sulle montagne russe, so che è bello quello che è bello ed è lieve parlarne, leggerne, sognare.
Mi sono meravigliato anche io di tanta attenzione. Un mio amico mi scrive dicendo guarda che è una Lamborghini Aventador e aggiunge: da quando non mi frequenti più hai perso l’occhio per le auto. Una mia amica mi dice: però la Maserati ha più armonie e commenta una Maserati Alfieri, dalle linee più sinuose del delta del Po. Si parla, nessuno offende, nessuno inveisce, nessuno si arrabbia, e si sorride. Forse non è lo spread dei debiti che dobbiamo seguire ma i sorrisi che abbiamo a credito e la bellezza che abbiamo avuto in sorte che sta nella Cappella Sistina ma anche nel prodotto bellissimo di una officina.