La data del 31 dicembre 2019 si avvicina a grandi passi.
Con questo anche il timeline previsto per la chiusura dei Punti di primo intervento.
In questi mesi nessun atto amministrativo è stato messo in campo per correggere quanto previsto dal decreto a firma del presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Il 5 settembre i comitati avevano ricevuto rassicurazioni dall’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato, sul futuro di strutture ritenute anche dai sindaci delle città interessate, per l’assistenza sanitaria nei territori.
Ma dopo oltre due mesi tutto è rimasto come prima.
I Comuni di Cori, Cisterna e Sabaudia hanno presentato ricorso al Tar chiedendo la modifica del decreto regionale.
Ma a mantenere alta l’attenzione sono soprattutto i comitati dei cittadini, a partire da quello di Sabaudia.
L’8 novembre Franco Brugnola, presidente del Comitato a difesa del Punto di primo intervento e della Casa della Salute di Sabaudia è stato ricevuto insieme ad alcuni amici presso il Ministero della salute.
“In questa sede – spiega Brugnola ho potuto esporre serenamente le ragioni del nostro Comitato. Al termine dell’incontro ho lasciato pro memoria di quattro pagine con allegati alcuni dati e grafici oltre a copia dell’oramai famoso decreto del commissario ad acta della Regionedel 25 luglio 2019″.
Nel documento sono sintetizzate in modo chiaro le ragioni di una battaglia non campanilistica ma nata dall’esigenza di non sottrarre ai cittadini di Sabaudia, e non solo, un riferimento fondamentale a fronte dell’assenza di una valida rete di assistenza territoriale.
“Dai dati forniti dalla direzione generale della Asl di Latina – continua Brugnola -risulta che ognuno dei PPI supera costantemente i 6000 accessi annui. Non è possibile affidare le emergenze/urgenze a medici generici: deve essere rivista questa normativa. Non può pertanto sussistere alcun dubbio sull’irragionevolezza di una applicazione della normativa che sopprime i presidi di primo intervento sanitario costringendo l’utenza a rivolgersi a servizi che richiedono tempi di percorrenza superiori ai 20 minuti mettendo a rischio la salute e la stessa vita umana”.
La determinazione del Comitato e del su residente hanno superato gli “ostacoli” territoriali e politici riuscendo a fare breccia direttamente al Ministero.
“Nel corso dell’incontro – conclude il presidente del Comitato – ho riferito anche come la direzione della Asl abbia ignorato la richiesta di partecipazione al procedimento amministrativo di questo Comitato e che nessuno in regione ci ha voluto ascoltare. Abbiamo avuto ampie assicurazioni circa un interessamento fattivo sulla vicenda, a riprova che il vento è cambiato”.
Là dove la politica non trova la quadra potrebbero essere i cittadini ad arrivare ad una soluzione.