È stata uccisa da chi doveva proteggerla, da chi avrebbe dovuto aiutarla, farla sentire a casa dopo essere stata abbandonata dalla madre, da chi avrebbe dovuto amarla. Invece è stata sfruttata e malmenata quotidianamente probabilmente perché non voleva prostituirsi. Così è morta Gloria Pompili, la giovane mamma di 23 anni che lascia due bambini di 5 e 3 anni.
Questa è la sua storia, almeno da quanto è emerso dalle indagini coordinate dal sostituto procuratore Luigia Spinelli e dai carabinieri di Latina e di Terracina. Questa mattina i militari hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti della cugina con la quale Gloria viveva dopo la rottura con il compagno, Loide Del Prete, 39 anni, di Frosinone e il compagno della cugina, l’egiziano Saad Mohamed El Salem. Sono accusati di omicidio derivato da continui maltrattamenti. Le ordinanze sono state firmate dal giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone che ha condiviso le risultanze degli accertamenti.
“Gloria è stata sfortunata – ha detto il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza durante la conferenza stampa di questa mattina in Procura – abbandonata dai genitori ha vissuto in comunità. A 18 anni ha iniziato una nuova vita con un compagno con cui ha avuto due bambini. Il rapporto tra loro però non ha funzionato ed è rimasta di nuovo sola. Chi avrebbe dovuto sostenerla l’ha invece avviata alla prostituzione sfruttandone tutti i guadagni. Le indagini sono state tradizionali e quello che mi ha colpito è stata la collaborazione con la gente che ha voluto dare a questa ragazza da morta quello che non aveva avuto in vita. Le persone ci hanno aiutato a ricostruire la vita di Gloria, da quando viveva con la cugina agli ultimi momenti della sua vita raccontandoci episodi, fotogrammi che hanno sempre trovato riscontro”.
“Sono state vagliate anche altre ipotesi investigative – ha spiegato il nuovo comandante dei carabinieri di Latina Gabriele Vitagliano – ma sono state escluse”. Il comandante della compagnia dei carabinieri di Terracina, Margherita Anzini, ha voluto quindi lanciare un appello a tutte le donne che subiscono violenza: “Trovate il coraggio di denunciare perché non si possa ripetere più il tragico epilogo che ha subito la povera Gloria che è stata privata dei suoi bambini”.
Invece Gloria non ha denunciato, sembra nemmeno agli assistenti sociali che avevano provato ad aiutarla ma che, forse non conoscendo la verità, non hanno segnalato alla Procura il suo caso. La vita le era stata sempre avversa, per lei non c’era amore, non c’era la possibilità di riscatto. Ha subito senza dire nulla, vergognandosi del lavoro che faceva tanto da mentire a chi le stava vicino, ha tollerato le percosse, i tagli, le violenze per i suoi bambini, per permettere loro di avere un tetto sulla testa, cercando di non fargli mancare niente. Ha sopportato tutto fino all’epilogo finale, quando l’ultimo pestaggio le sarebbe stato fatale. Ora i suoi bambini la cercheranno, il più grande ha chiesto se la mamma fosse ancora in ospedale, prima o poi conoscerà la verità. La cercheranno e l’unica cosa che possiamo augurarci è che possano trovarla in qualcuno che li guardi con amore, che si prenda cura di loro, come faceva lei. In qualcuno che possa far loro conoscere che cosa sia una famiglia.