Tempo di elezioni, tempo di sondaggi. Quelli che circolano sia da una parte che dall’altra danno il centrodestra locale avanti di circa 20 punti percentuali (60-65% cdx – 30-35% csx), che di certo non sono pochi e che altrettanto certamente erano presenti già nei sondaggi di oltre un mese fa.
Vien quindi da chiedersi come mai la corsa dei tanti aspiranti a fare il candidato sindaco di una coalizione che certo non parte da favorita. L’amore per la città, la voglia di spendersi, l’idea che i sondaggi possano essere ribaltati, certo ma anche lo sguardo a una partita che si è giocata tutta interna al campo del centrosinistra, quella per contendersi la guida del primo partito del cosiddetto campo progressista e cioè il PD. Del resto se la Schlein come ha dichiarato lei stessa “non l’hanno vista arrivare”, questo di certo non vale per Coletta e compagnia che la loro posizione l’hanno guadagnata sul campo e quotidianamente.
Le primarie di poche settimane fa del resto non sono certo state (solo) un momento di democrazia e partecipazione per decidere il candidato sindaco (va detto che comunque la si pensi il dato sull’affluenza è in costante calo) ma soprattutto una sfida per chi avrà la governance del partito locale dopo il 15 maggio. Proprio in questa direzione va il documento di Proietti, Ranieri e Campagna che lasciano LBC e aderiscono al PD e c’è da scommetterci che presto o tardi anche Coletta e il suo cerchio magico aderiranno ufficialmente al soggetto politico guidato dalla Schlein.
Non può leggersi diversamente una competizione che è stata solo una conta interna tra due gruppi dirigenti, per nulla o quasi preceduta da quel lavorio che dovrebbe essere tematico e di allargamento della coalizione che infatti ha perso praticamente subito il sostegno del terzo polo (che ancora esisteva) e ha accolto solo a primarie finite il Movimento Cinque Stelle, finito nel calderone più per mancanza di alternative che per convinzione. Il tutto comunque ha finito per spostare la coalizione ancora più a sinistra, con buona pace dei moderati PD. Non una scelta proprio lungimirante in una città come Latina forse, il tempo ce lo dirà.
Enzo De Amicis ha capito tardi e sulla propria pelle che per lui non c’era più spazio ma anche altri dirigenti e iscritti del partito dovranno arrendersi loro malgrado all’evidenza che il PD ha subito la sua mutazione* a livello nazionale fino a scendere sui territori. A loro la scelta: lavorare a un nuovo soggetto o rimanere in attesa di tempi migliori… sempre se verranno.
*MUTAZIONE: “Cambiamento rispetto al quale il concetto di variazione si accompagna a quello di sostituzione”