“Gli imputati ci impedirono di chiamare i soccorsi per aiutare Desirée”.
Questa una delle dichiarazioni rilasciate davanti al giudice per l’udienza preliminare di un testimone sentito oggi in incidente probatorio nel procedimento per la morte di Desiree Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita il 19 ottobre dello scorso anno all’interno di uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo a Roma.
Il testimone, che si trovava all’interno dell’edificio di via dei Lucani, è stato chiamato a confermare con atto istruttorio irripetibile quanto già detto nel corso delle indagini a inquirenti e investigatori, e cioè che voleva chiamare l’ambulanza ma gli fu impedito dagli indagati.
Durante l’udienza il difensore di Yussef Salia, accusato con altri tre di omicidio volontario, ha depositato una denuncia contro i genitori di Desirée ipotizzando il reato di abbandono di minori e omessa vigilanza.
L’udienza preliminare si è aperta oggi.
Al centro del procedimento quattro persone che rispondono, a vario titolo, di omicidio, violenza sessuale e spaccio: si tratta di Mamadou Gara, 27 anni, Brian Minthe, 43 anni, Yousif Salia di 32 anni e Chima Alinno, 46enne.
Secondo la ricostruzione della Procura, quando morì nell’ottobre scorso, Desirée Mariottini frequentava lo stabile abbandonato in Via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo, da quasi due settimane.
Andava e veniva da quel posto, dove la notte del 19 ottobre è deceduta.
Quando si è sentita male, nessuno ha chiamato il 118 e la giovane, ridotta all’incoscienza, è stata violentata dagli spacciatori.
Desirée non si è opposta in alcun modo: non poteva farlo perché non era in sé, non si reggeva in piedi mentre gli aggressori, senza nessuna pietà le erano addosso.
Chi ha abusato di lei, subito dopo l’ha abbandonata sola, a terra, tremante, si è allontanato e l’ha lasciata morire.