Non ama di certo le etichette o gli appellativi ridondanti. Più che un atto di coraggio la sua testimonianza è coerenza con i propri ideali. E’ il proseguimento dell’impegno civile di uomini che hanno fatto la storia d’Italia, come Falcone e Borsellino. E’ questa Federica Angeli, cronista di Repubblica che dal 17 luglio 2013 vive sotto scorta per le continue intimidazioni ricevute dalla mafia romana.
Ospite ieri sera presso il lido “Il Vascello” di Scauri, in occasione della rassegna culturale “Libri sulla sabbia”, organizzata dall’associazione Il Sogno di Ulisse, ha raccontato cosa vuol dire lottare contro la criminalità di Ostia. Una sfida, fatta di paura ma anche di ricerca della verità, da cui è nato il libro autobiografico “A mano disarmata”.
Lei, Federica Angeli, ha scelto di non abbandonare al proprio destino il litorale romano dove è nata e cresciuta. Con la sua penna ha cercato sempre di denunciare ciò che non andava. Non restando ferma davanti a un pc, ma affrontando sul campo anche le situazioni più scomode. Tra queste quella che le cambiò la vita ebbe inizio il 23 maggio 2013, quando chiese un’intervista al gestore dello stabilimento balneare “Orsa maggiore” di Ostia. Gli si presentò Armando Spada, boss del maggiore clan mafioso locale, che non appena si accorse della telecamera in funzione sequestrò la giornalista. Seguirono momenti di tensione e di minacce di morte. Solo dopo due ore i collaboratori di Federica Angeli riuscirono a dimostrare di aver cancellato il materiale e tutti vennero lasciati andare. In realtà il girato era ancora nelle loro mani e l’inchiesta venne pubblicata il 20 luglio 2013.
Ma a segnare moralmente e professionalmente la cronista è la notte del 15 luglio 2013. Sotto il balcone di casa sua si consumò un tentato duplice omicidio, nel quale si affrontarono due delle famiglie criminali di Ostia, gli Spada e i Triassi. All’udire i due colpi di pistola tutti gli abitanti dei palazzi limitrofi alla zona della faida si affacciarono, ma ad oggi la Angeli rimane l’unica testimone oculare dell’avvenimento.
Il 19 febbraio scorso la sua parola è risuonata come grido di protesta nell’aula del maxi processo contro gli Spada. “La vera vittoria è stato vedere i miei concittadini organizzare, quattro giorni dopo l’udienza, un corteo a sostegno della legalità – ha detto commossa la cronista – Qui è racchiuso il senso della lotta alla mafia: risvegliare le coscienze di ognuno di noi”.
Si definisce mamma e moglie fedele, dotata di una straordinaria intelligenza e fantasia, Federica Angeli non ha mai fatto pesare ai suoi figli il “vivere sotto scorta”. E non è un caso se ad oggi sono proprio i giovani coloro a cui guarda per liberare Ostia e il resto d’Italia da quella cultura mafiosa.
Tanti infatti i progetti organizzati nelle scuole per diffondere la speranza di un mondo migliore. Come ad esempio il giornalino di classe in collaborazione con il professore Adolfo Tommasi del Liceo Scientifico “Leon Battista Alberti” di Minturno.
Federica Angeli rappresenta dunque un punto di riferimento costante per il territorio del Sud Pontino. Per questo, a fine serata, il sindaco Gerardo Stefanelli le ha consegnato una targa di riconoscimento. Un simbolo di vicinanza alla lotta contro la mafia.
La cronista di Repubblica ha infine ricevuto un mazzo di fiori dall’Assessore alla Cultura di Minturno, Mimma Nuzzo e dal presidente dell’associazione anti-violenza “Voci nel Silenzio”, Maria Teresa Conte.