L’aula magna del liceo Grassi è grande, piena di luce (adesso fa buio tardi) e la gente c’è. Del resto i leader non nascono come funghi, sono rari e poi responsabili delle loro sorti. Claudio Moscardelli è l’organizzatore della presentazione del libro “Un’altra strada” di Matteo Renzi. Arriva, sta in ritardo, l’applauso è di rito e lui: “No, no, non me lo merito sono in ritardo ed è colpa mia”. Saluta, camicia bianca come fosse d’estate, pantaloni e… niente mediazioni, scende dal palco, anzi non ci sale proprio, e si mette a vagare in platea tra le sedie che sono sistemate ad anfiteatro e lui sale e scende. Parla rapido, toscano e si sente, ma del toscano ha il guitto e il Machiavelli, ha la parte guelfa e sa aggredire i ghibellini, ma non risparmia i guelfi neri. Attacca e domanda… ad un ragazzo: “di che anno sei, del 2001…, “quando lo fai, allora voti”. Dialogante ma lui e la sua gente, ride quando chiede “chi ha preso gli 80 euro” e in pochi alzano la mano. E’ avvolgente, è itinerante, senza scenografia, canovaccio, tenere l’attenzione facile non è. E’ paziente, firma decine di copie di libri, lo ha già fatt a Roma, lo farà a Frosinone, è instancabile. Esiste un popolo renziano, sì. Esiste un popolo attento al suo modo di fare politica, sì. Ma c’è anche il non detto quella guerra sottile tra guelfi bianchi e guelfi neri che, però, sta dentro una “antistorica” vittoria dei ghibellini.
In sala c’è Nicola Danti, Simona Bonafè candidati alle europee e parlamentari uscenti, c’è Moscardelli che ricorda in premessa l’esperienza del gruppo parlamentare Pd dentro il governo Renzi. Un popolo che il 4 marzo dell’anno scorso si era sentito “solo”, ora si ricerca, un popolo che forse si accorge che molte vittorie sono la prenotazione della sconfitta che verrà. Un’altra strada è possibile, Moscardelli dal libro mutua l’idea che “la politica è poesia”. Sì, è bella per le rime con il futuro.