E via gli stereotipi, se fai Latina si trasforma. Se fai il vuoto si fa pieno del tuo fare. Calcutta ha riempito lo stadio, la città, ha fatto diventare normale una città che normalmente è innaturalmente vuoto. Moravia chiamava queste le “città del silenzio”, perché così le avevano volute i dittatori metafisici. Allora? La rivoluzione è il rumore, la musica, la gente la confusione. Il concerto di Calcutta è stato questo. Non so chi sia Calcutta, non conosco la sua musica, ma sarebbe male il contrario perché non è della mia generazione e i ragazzi hanno diritto a rompere l'”omertà” del vuoto di ogni giorno. Gente allo stadio, gente per strada, qualche imbecille polemica da parte di zombi che amano il cimitero e non sanno la città.
I giovano di Calcutta riempiono Latina, come i giovani di Latina hanno fatto la rivoluzione dei pub. Perché mentre noi vecchi ci facciamo autoerotistici film sulla “rigenerazione urbana” sulla cultura, c’è chi fa Latina, chi fa cultura e sono i ragazzi. Ma quanto era bella Latina vestita con l’unico abito che fa di immobili e strade una città, la gente che, poi, se è giovane è bellissima.
Sai che nova c’è, mo me sento sto Calcutta, fosse figo.