Dopo l’articolo di questa mattina, 26 aprile, uscito su La Repubblica che ha rivelato le dichiarazioni di Agostino Riccardo su presunti legami tra esponenti pontini della Lega e il clan Ciarelli – Di Silvio, non sono mancate le reazioni.
Anche chi è stato tirato in ballo non è rimasto di certo in silenzio, in un momento delicato come la campagna elettorale per le europee, per le quali si voterà il prossimo 26 maggio. La Lega ha lavorato per azzerare il Movimento 5 Stelle e Matteo Salvini è un comunicatore indiscusso. Questa vicenda però è una spada di Damocle che da tempo pende sulla sua testa e su quella di chi viene nominato nelle ordinanze dei giudici di Latina e di Roma e ora anche dai pentiti.
“Sono stufo – ha detto Francesco Zicchieri, coordinatore del Lazio della Lega – che si infanghi il mio nome e quello della Lega e che Zingaretti e Pd cavalchino questo schifo falso per racimolare qualche consenso. Come già detto ripetutamente parecchi mesi fa non ho mai avuto il minimo contatto con questi sconosciuti mafiosi“.
“Queste persone non le ho mai viste né conosciute, lo ripeto – ha continuato – Basterebbe infatti che il Pd prima di sparlare si informasse con i questori e i commissari di Polizia che hanno svolto le indagini per capire la meschina figura che stanno facendo. Ma a tutto c’è un limite. Da oggi i giornalisti e i benpensanti del Pd che continueranno a farsi pubblicità inventandosi simili assurdità saranno portati in tribunale”.
A dargli man forte è il sottosegretario al Lavoro leghista, eletto nel collegio Frosinone-Latina, Claudio Durigon: ”Ma quali relazioni pericolose! Non c’entriamo niente con tutto questo, il partito non c’entra assolutamente niente”.
Intanto anche Zingaretti, che si tiene cauto dicendo: “Non so se sia vero”, chiede chiarezza. “E’ giusto – ha dichiarato al Tg1 a margine della presentazione dei candidati del partito alle europee – che le procure indaghino sulle voci di un sostegno della mafia rom alla campagna elettorale di Matteo Salvini. La mafia rom che fa campagna elettorale per Salvini. Sarebbe un fatto grave”.
Latina bene comune, che ha in qualche modo concentrato su di sé la delusione della città per fatti giudiziari che hanno riguardato in passato la politica pontina e la voglia di cambiamento, è più stringente: “Il passato può ripresentarsi, cambiando veste. Ce lo ricordano gli articoli di giornale usciti oggi in merito ai rapporti tra politica e mafia che a Latina, negli anni scorsi, si sono resi evidenti e di cui si vede ancora oggi lo strascico. Sono ricordi recenti, che ancora bruciano, ma che con questa amministrazione possiamo dirci lasciati alle spalle. Dice bene però il sindaco Damiano Coletta, è bene non abbassare mai la guardia”.
Latina Bene Comune ha espresso così la sua preoccupazione “per le derive che ancora oggi dopo anni riescono a macchiare l’immagine della città, ma siamo anche fiduciosi perché Latina già una volta ha saputo reagire e voltare pagina. La manifestazione spontanea sotto la questura, nel 2015, è stata la prova che i cittadini sanno distinguere certe dinamiche e sappiamo che questa voglia di legalità non è sopita. Ci è stato dimostrato con il voto del 2016 e siamo fieri che l’allora candidato sindaco, oggi primo cittadino eletto e al terzo anno di mandato, nonché presidente di Lbc, abbia avuto la forza di ribellarsi a certe dinamiche prima come candidato e, da amministratore, attraverso l’attuazione di un programma che come faro ha la legalità”.