Impietosa la fotografia dell’Istat sulla disoccupazione in provincia di Latina e nel Lazio.
L’anno preso in esame è il 2018.
E nonostante i trionfalismi della politica, in particolare di chi guida la Regione, il Lazio è l’unica regione del centro con un aumento del tasso di disoccupazione (0,5 punti) rispetto al 2017.
Il tasso di disoccupazione nella provincia di Latina segna l’aumento più elevato con +2,7 punti con un crollo dell’occupazione di -1,8 punti a differenza di realtà come Ancona, Massa Carrara, Fermo e Pistoia che evidenziano incrementi tra 4,1 e 3,2 punti.
Se nel 2018 la disoccupazione si riduce in tutta Italia la forbice tra le diverse aree resta accentuata.
Il tasso nel Mezzogiorno (18,4%) è quasi tre volte quello del Nord (6,6%) e quasi il doppio di quello del Centro (9,4%).
Nel complesso, il 2018 si caratterizza per un incremento dell’occupazione simile nelle tre ripartizioni.
Il tasso di occupazione dei 15 – 64enni aumenta nel Nord di 0,6 punti, nel Centro e nel Mezzogiorno di 0,5 punti.
Tuttavia, mentre nel Centro-nord il tasso di occupazione raggiunge livelli superiori a quelli del 2008, arrivando al 67,3% nel Nord e al 63,2% nel Centro, nel Mezzogiorno è più basso di 1,5 punti percentuali (44,5%).
In confronto al 2017, nel Nord il tasso di occupazione sale in tutte le regioni.
Tutte le regioni del Nord, con l’eccezione di Liguria e Emilia-Romagna, superano i livelli del 2008, anche con sostanziosi incrementi come nel caso delle Province autonome di Bolzano e Trento (+3,1 e +2,3 punti).
Il tasso di disoccupazione si riduce rispetto a un anno prima in tutte le regioni con l’eccezione di Liguria e Veneto (dove cresce di 0,4 e 0,1 punti) e Friuli-Venezia Giulia (dove resta invariato).
A livello provinciale, gli incrementi del tasso di occupazione più rilevanti sono a Rimini, Vicenza, Vercelli, Ravenna, Rovigo, Padova e Imperia (con variazioni comprese tra +4,9 e +2,2 punti).
Cali più vistosi si segnalano invece nella città metropolitana di Venezia (-3,0 punti) e nella provincia di La Spezia (-1,9 punti).
Le riduzioni più elevate del tasso di disoccupazione si stimano a Novara e Padova, Vercelli, Forlì-Cesena (tra -2,7 e -2,2 punti), mentre cresce maggiormente nelle province di Treviso, Trieste, Savona, Verona e nella città metropolitana di Venezia (tra +2,4 e +1,0 punti).
Il tasso di occupazione cresce in tutti i grandi comuni del Nord ad eccezione di Venezia (-2,1 punti) con incrementi più forti a Torino e Bologna (+3,0 e +2,5 punti, rispettivamente).
Il capoluogo piemontese è anche quello in cui si riscontra il calo più forte del tasso di disoccupazione (-1,0 punti), che risulta ancora in lieve aumento a Bologna e a Genova (+0,2 e +0,1 punti).
Nelle regioni del Centro il tasso di occupazione cresce soprattutto nelle Marche (+2,5).
Il comune di Firenze presenta una forte variazione positiva del tasso di occupazione (+ 3,1 punti) e negativa di quello di disoccupazione (- 4,1 punti), mentre i due indicatori hanno andamenti opposti nel comune di Roma (-0,3 e +0,5 punti rispettivamente).
Nel Mezzogiorno la crescita del tasso di occupazione interessa tutte le regioni con l’eccezione di Campania (-0,4 punti) e Basilicata (-0,1 punti).
Gli incrementi più accentuati si stimano in Sardegna e Molise (rispettivamente +2,3 +1,7), seguiti da Calabria, Abruzzo e Puglia (+1,3, +1,2 e +1,0 punti).
Tra le regioni del Mezzogiorno, solo la Sardegna supera i livelli del tasso di occupazione del 2008 (+0,4 punti), seppure per la Basilicata lo scostamento sia minimo (-0,2 punti).
Rispetto al 2017 il tasso di disoccupazione si riduce in quasi tutte le regioni, specie in Puglia (-2,8 punti).
In Calabria e Sicilia invece l’indicatore rimane invariato.