Un senso di desolazione colpisce in un sabato mattina qualunque a camminare per le strade di Latina.
Il centro della città è completamente vuoto.
E’ vero, oggi, piove.
Ma piove in tutte le città del Lazio e per questo non regna il deserto.
A Latina non ci sono che una decina di persone in tutto a cimentarsi oltre la soglia della zona a traffico limitato.
Quella Ztl, ideata da quelli che c’erano prima, è diventata la pietra tombale su quel luogo, la piazza, che rappresenta, o meglio dovrebbe rappresentare, il cuore pulsante di una città.
In questo spazio dovrebbero sentirsi le voci che si sommano, le persone che sgomitano armate di ombrelli a passeggiare.
Invece? Il nulla?
E sorprende che un sindaco come Damiano Coletta e la sua maggioranza che del cambiamento, della rottura, rispetto a quelli che c’erano prima aveva fatto il vessillo della sua vittoria, non abbia dato seguito al suo grido di battaglia.
Grido che si è perso nel silenzio tombale che oggi pesa, più del cielo plumbeo, su una città che in questa desolazione ha perso la sua anima e la sua identità.
A Latina la zona a traffico limitato delimita il niente.
Sottolinea l’inconsistenza di qualsiasi iniziativa che nel centro storico doveva e dovrebbe portare cittadini e turisti.
Manca una qualsivoglia idea di come dare un senso e un’anima a quelle strade ampie che dovevano essere il simbolo della forza, della grandezza e che oggi sottolineano solo la direzione che ha preso Latina verso l’approssimazione, l’incertezza.
Coletta riveda la Ztl.
La renda rispondente alle esigenze di cittadini e commercianti.
Dimostri che è in grado di riparare agli orrori di quelli che c’erano prima.
Non a chiacchiere ma con fatti concreti.
Altrimenti Latina, la sua piazza resteranno un monumento alla solitudine.