di Claudia Saba
Damiano Coletta si racconta a tutto tondo.
E questa volta non lo fa sui soliti quotidiani locali ormai troppo provinciali per lui.
Lo fa su Fanpage…
Un salto di qualità notevole rispetto alle sua prima apparizione in politica del 2016!
“Con la partecipazione, a Latina, abbiamo sconfitto il sistema politico criminale”, dice quasi convinto senza convincere nessuno.
A memoria, non ricordo che a Latina il crimine lo abbia sconfitto Coletta.
L’ho ribadito spesso in passato ma forse è bene ricordarlo più e più volte al giorno.
Perché le persone dimenticano in fretta ed è facile “aggiustare” una notizia vera con una fake.
Dopo la vittoria di cinque anni fa con il movimento civico Latina Bene Comune, il sindaco Damiano Coletta si ripresenta agli elettori con un vestito nuovo.
Ma in fondo cambia soltanto la facciata perché la ricetta resta sempre la stessa.
Dalla sua ha certamente una coalizione più ampia, grazie al PD e tutti i partiti di centrosinistra: “Un campo largo dove c’è spazio per tutti quelli che vogliono continuare il riscatto di una città che era ostaggio dell’intreccio tra politica, malaffare e criminalità organizzata”.
Ma il riscatto di Latina non arriva per merito di Coletta.
La paternità “dell’opera di risanamento” è di Barbato, il commissario straordinario nominato dopo le dimissioni del precedente sindaco Di Giorgi.
Quando Damiano Coletta diventa sindaco di Latina lo fa con il movimento civico Latina Bene Comune.
Un movimento che di civico ha sempre avuto ben poco.
Ma che ora si ripresenta puntuale a chiedere voti con un indirizzo ben preciso.
E lo fa andando oltre la banale “comunicazione” portata avanti in questi anni.
Una comunicazione che non lo ha mai visto vicino ai problemi reali della città, che lo ha allontanato da chiunque non tornasse utile al “mantenimento” della sua poltrona.
Facendosi strada tra i “fragili di varie associazioni sociali ben radicate nel capoluogo.
E adesso passa a riscuotere.
“Non mi piace lasciare le cose a metà”, spiega negli studi romani di Fanpage.
Dove ripercorre il suo mandato insistendo molto su una parola, “equità” che a suo dire, rappresenterebbe il principio più incisivo della sua amministrazione e che “coniuga insieme legalità e giustizia sociale che ha scardinato un sistema clientelare”.
Ma il “sistema clientelare” portato alla luce dal 2015 non parte certo da lui.
Inizia dalle inchieste della magistratura e da quel Commissario che Coletta dimentica spesso di menzionare.
Damiano Coletta ha chiamato la sua una vera “rivoluzione della normalità”.
“Adesso la città di Latina è una città pulita”.
Io non so quali siano i luoghi “puliti” a cui si riferisca il sindaco Coletta.
So che tutte le strade della città sono ferme dal primo giorno del suo arrivo, e della pulizia di cui tanto si vanta non c’è alcuna traccia.
“L’obiettivo è battere di nuovo la destra”, dice lui.
Niente di nuovo, le solite frasi fatte.
Mi chiedo quando l’obiettivo principale di Coletta saranno i cittadini.
La gente comune che chiede da ben cinque anni giardini ben curati, strade asfaltate e pulizia dell’intera città.
Favorire il commercio, i negozi del centro, le riaperture delle attività culturali.
“Ci siamo aperti al rapporto con i partiti, nel formare una coalizione che io ho chiamato campo largo”.
Manca la cosa più importante caro Sindaco.
Manca l’apertura al dialogo con chi vive ogni giorno i problemi reali.
E non è vero che “il perimetro dei valori è sempre quello del bene comune, della partecipazione, della solidarietà, dell’accoglienza, dell’inclusione”.
Questa è soltanto una fantasia con cui sta cercando di farsi strada nel niente costruito in questi anni.
Solo da qualche mese infatti, Coletta comunica con noi cittadini comuni, considerati fino a ieri soltanto la “plebe”.
Oggi però, il passato non conta più.
La “plebe” è diventata fondamentale.
Per la sua ri-elezione.