di Redazione – Per quanto riguarda il futuro di Latina Ambiente, che sarà discusso martedì prossimo in Consiglio comunale, Cesare Bruni non ha dubbi sulla soluzione della gestione in house.
“La gara, può sembrare la soluzione più ovvia, semplice e trasparente, ma così non è” spiega il consigliere. “Intanto è bene evidenziare, perché ancora non è emerso con la dovuta chiarezza, che la gara europea vale qualcosa come 100 milioni di euro, 20 milioni l’anno per cinque anni. Vale, circa, quanto gli appalti di AcquaLatina, per intenderci. Se pensiamo che dove hanno fatto le gare, per cifre inferiori, sono state regolarmente annullate, facile immaginare cosa può succedere con una gara da 100 milioni”.
Poi, aggiunge Bruni, “le scelte vanno fatte in fretta perché i rischi dell’immobilismo sono la liquidazione anticipata, o peggio il fallimento, della Latina Ambiente, con le immaginabili e drammatiche ricadute sia sul servizio per la città sia per le finanze del Comune, con rischi concreti di interventi della Corte dei Conti. Occorre decidere, perché l’eventuale caduta anticipata dell’Amministrazione aprirebbe le porte al commissariamento, che se anche teoricamente potrebbe avere una diversità di scelte, presumibilmente non potrà fare altro che bandire la gara”.
“La politica può e deve fare scelte diverse – conclude Bruni -. Nonostante che in Consiglio sia stato l’unico a pronunciarsi per l’internalizzazione, sono fiducioso perché mi sembra che altri consiglieri abbiano cominciato a riflettere più approfonditamente ed a considerare, in modo più ampio, le conseguenze delle diverse scelte. In quest’ottica sono pronto a dialogare ed, eventualmente, a convergere con chiunque consideri la scelta del l’internalizzazione come la più appropriata”.
