giovedì 30 Novembre 2023

La giunta Di Giorgi tradisce la sua missione, a Latina Zaccheo rottama tutti

di Francesco Miscioscia – Nel maggio del 2011 Di Giorgi è stato eletto sindaco di Latina al primo turno con il 50,97% dei voti ovvero 40.076 persone che lo scelsero su 81.836 che si sono recate alle urne. Di Giorgi era il volto nuovo, scelto – quasi all’ultimo minuto – dal centrodestra (allora c’era ancora il PdL) per guidare la seconda città del Lazio. Giovane, all’epoca dell’elezione aveva 44 anni, già assessore comunale a Latina e da poco consigliere regionale, era il “nuovo che avanza”, la “faccia pulita” da far succedere a Vincenzo Zaccheo, reo di aver macchiato l’onore della città e sfiduciato dall’intero Consiglio Comunale per un video “taroccato” mandato in onda da Striscia la Notizia. All’epoca l’ex sindaco era l’innominabile, il male, il vecchio da rottamare perché corrotto.

Sono passati quasi quattro anni e, se dovessimo limitarci ad analizzare la situazione di Latina, potremmo affermare senza temere di essere smentiti, che la nuova generazione di politici ha fallito miseramente. E non parliamo solo della maggioranza con Di Giorgi e la sua giunta, ma anche dell’opposizione (facendo di tutta l’erba un fascio) perché, se il sindaco e i suoi hanno dimostrato di non sapere cosa vuol dire amministrare una città per il bene e per conto dei cittadini anteponendo gli interessi personali a quelli generali, l’opposizione non ha saputo avere polso e carattere nel manifestare il proprio dissenso controllando ed evitando gli attuali problemi alla città di Latina.

La nostra epoca, pur avendo ricevuto uno stato simile ad un quadro dipinto con arte suprema, ma ormai sbiadito per effetto del tempo, non solo ha trascurato di riportarlo ai suoi primitivi colori, ma non si è neppure preoccupata di conservarne almeno la forma e per cosi dire, le linee di contorno. Entrambe le parti politiche, in modi e con responsabilità diverse, hanno mostrato di non amare la città di Latina e di non rispettare gli elettori che hanno dato loro fiducia. La crisi dei partiti tradizionali, la corruzione dilagante, l’irrompere sulla scena di personaggi troppo “forti” perché le forme costituzionali possano veramente contenerli, l’accentuarsi delle differenze tra abbienti e spossessati, la tentazione di soluzioni autoritarie, “la morte dello Stato”: non occorre calcare la mano su situazioni che pure esistono e seducono.

E fa sorridere pensare che, di fronte agli scempi dell’attuale classe politica, ci si rivolga indietro proprio a chi ha preceduto questa legislatura, quasi riabilitandolo in confronto a cotanta incapacità. Adesso Zaccheo non è più la bestia nera e innominabile e, anzi, viene preso a paragone, viene chiamato in causa e viene interrogato per conoscere il suo (impietoso) giudizio.

Pensare che in tempi non sospetti, o quasi, quando Di Giorgi presentò le sue dimissioni irrevocabili, noi di LatinaQuotidiano.it, proponendo un sondaggio ai nostri lettori sul prossimo sindaco di Latina, avevamo messo come possibile successore anche l’ex primo cittadino Zaccheo che risultò essere il più gradito dai partecipanti.

Di fronte all’inconcludenza della nuova generazione, subito il pensiero è andato ad un’altra generazione di politici, quella che ha fatto la gavetta, che ha ricoperto tutte le tappe della carriera politica senza bruciarne nessuna, che ha dei valori e un percorso coerente, quella che ancora ricorda quale sia il compito dell‘amministratore che opera per il bene della città e dei cittadini con un’integrità che gli permette di non cedere alle inevitabili facili lusinghe di chi lo circonda.

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