Lo spot era della Ignis al tempo di Carosello, ci passammo l’infanzia davanti a quella famiglia antipatica da morire: gli incontentabili. E questo spot mi è tornato in mente davanti alle “chiacchiere” intorno all’albero di Natale di Coletta e alla giostrina con il trenino a Piazza quadrato. Ora a me Coletta “dispiace”, politicamente, culturalmente, è agli antipodi: lui sta con Pericle e la democrazia diretta, io con la Magna Carta e la rappresentanza. E questo resta, tutto e per tutto. Ma l’albero lo ha fatto è pure alto, a Roma a Piazza Venezia lo chiamano “spelacchio” quello messo dalla Raggi, ed è brutto assai. Quello di Coletta (mo lasciate stare che è uguale a quello di Di Giorgi) è un albero con la sua spettacolarità e il mestiere suo lo fa, far “vedere” il Natale. A Piazza del Quadrato non c’è mai un cane, o meglio tanti cani portano li a far passeggiare i padroni, ma il 90% dei latinensi non c’è neanche mai andato in quella piazza, ora sono tutti offesi per l’offesa che fanno binari provvisori di un piccolo trenino con bambini al seguito.
Ora, un sodale di Coletta, ha inventato la categoria dei “rosicatori” che abbraccia tutti coloro che pensano altrimenti dal suo capo, ma in questa vicenda c’è una categoria nuova di cittadini di questa città “gli incontentabili”, quali che “Latina è vuota” e che “ma proprio oggi debbono fare la maratona in città”, quelli che “qui non si fa niente”.
Insomma stavolta, e mi dispiaccio, ha ragione Coletta