Confartigianato Persone della provincia di Latina (www.confartigianatolatina.it), sempre più guarda alla popolazione della terza età, per supportarla ed offrire servizi di assistenza sempre più competitivi, anche grazie al Patronato INAPA, ANCoS, ANAP ed al CAAF.
Il “pianeta” cui si rivolge è stato analizzato lo scorso 7 luglio dal Presidente nazionale dell’INPS Tito Boeri, nella sua relazione annuale.
Dal rapporto (vedi www.anap.it) si legge che in Italia i pensionati INPS sono 15.663.809 (su un totale di 16,1 milioni di pensionati), di cui 47% sono maschi e 53% femmine. I pensionati INPS ricevono in media un importo lordo mensile di 1.464 euro, però con grandi differenze tra i maschi (che ricevono un importo medio di 1.739 euro) e le femmine (che ricevono 1.224 euro). Avendo riguardo ad una classificazione per classi di importo di pensione (lorda), le differenze tra i pensionati sono assai rilevanti.
Il primo dato che balza all’occhio è che il 38% di essi, pari a 5,9 milioni di persone, ha una pensione inferiore a 1.000 euro. Entrando più nel dettaglio, il 27,2% dei pensionati (4,2 milioni) ha un reddito pensionistico compreso tra 500 e 1.000 euro ed il 10,8% (1,68 milioni) fino a 500 euro. Se prendiamo solo le donne, quasi il 50% di esse ha un reddito pensionistico inferiore a 1.000 euro.
Il secondo dato da rilevare è che il 6,5% dei pensionati (pari a 1 milione di persone) ha un reddito pensionistico superiore a 3.000 euro. Se si considerano poi solo i lavoratori autonomi, gli importi pensionistici scendono di molto: infatti, il reddito pensionistico medio di un artigiano è di euro 880 mensili, quello di un commerciante di euro 811 e quello di un coltivatore diretto di euro 602.
Entrando nel merito della spesa pensionistica dell’INPS, escludendo le indennità agli invalidi civili, essa incide nel 2015 per il 15,6% sul Pil, contro il 15,3% del 2014. La spesa totale è salita di circa 4,3 miliardi, a quota 273 miliardi. La componente assistenziale vale 25,6 miliardi circa. Lo Stato, attraverso la Gias (Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali), contribuisce alla copertura degli oneri con 42,5 miliardi.
Nei prossimi 60 anni – afferma infatti Boeri – le persone con più di 80 anni sono destinate a triplicarsi e le generazioni maggiormente a rischio di non autosufficienza passeranno da un quinto a un terzo della popolazione italiana. È impensabile che le famiglie, che si evolvono e diventano più piccole, possano sostenere da sole tale impatto, considerando che, già oggi, il grado di copertura dell’assistenza pubblica, secondo le stime INPS, raggiunge solo il 45% delle persone non autosufficienti e con la sola indennità di accompagnamento.
Il numero dei beneficiari delle indennità di accompagnamento è cresciuto del 75,5% negli ultimi 15 anni, passando da 1,2 milioni nel 2000 a 2,2 milioni nel 2015, per una spesa complessiva pari a circa 12 miliardi annui.
Dinanzi a questo scenario, ci si domanda perché la politica governativa cerca di penalizzare i corpi intermedi? Perché i “soggetti sociali” vengono penalizzati invece di essere rafforzati? È questa una politica sensata? Quale strategia, quando il welfare ancora oggi è una grande risorsa per il nostro Paese e per tutta la comunità?