di Francesco Miscioscia – Nel PD si è acceso il dibattito interno in vista delle prossime elezioni comunali. Enrico Forte ha espresso la sua intenzione di mettersi a disposizione della città. Dall’altra parte l’ala di Moscardelli ha proposto Francesco Damiani, presidente della squadra di pallanuoto ed esponente della cosiddetta “società civile”. Il dibattito però non sta andando sulle persone. Sta divagando verso il dualismo tra uomo politico contro società civile. La politica ha fallito, e allora spazio agli imprenditori. Ma non è questo il caso del PD che ha sempre fatto opposizione, un ruolo con cui è facile discolparsi dall’accusa di aver portato la città al caos in cui versa oggi. Alla luce di questo non si capisce la lotta che rischia di corrodere il PD per la scelta del prossimo candidato sindaco. Un nome politico, sia Enrico Forte o altri esponenti di spicco, porterebbe il Partito Democratico veramente al centro dello scenario elettorale. E metterebbe il partito di fronte alle sue responsabilità: pronto a correre, a vincere (o anche a perdere) con le sue forze, i suoi uomini, insomma i dem ci metterebbero la faccia. Un esponente della società civile come Damiani, senza nulla togliere alla sua persona e al suo ruolo nel PD, fino ad ora è stato ai margini della politica. Dalla sua parte ha le virtù dell’imprenditore e chissà che anche nel suo caso il successo nel gestire un’azienda sia un ottimo biglietto da visita per candidarsi a gestire il Comune di Latina. Ma la sua candidatura sembra solo una maschera dietro cui si nascondono Moscardelli e i suoi fedelissimi. Sarebbe invece auspicabile che figure come Damiani, o chi per lui, emergessero con le proprie forze e non con nomine dall’alto. Imprenditori o uomini di successo capaci di fare politica ce ne sono, su questo non abbiamo dubbi, e di certo potrebbero anche essere più in gamba dei politici di professione. Ma non è una benedizione imposta da un partito un buon punto di partenza.
Quel che è certo è che il PD ha davanti a sé un centrodestra in frantumi. La prossima campagna elettorale per i dem potrebbe essere come tirare un rigore a porta vuota. Ma il partito deve presentarsi unito. E la sua unica possibilità è trovare una sintesi attraverso le primarie affinché esca un nome, Forte o Damiani o altri, che abbia il gradimento di tutto il partito. Ma le primarie devono seguire delle regole rigide. Innanzitutto sarebbe opportuno che i candidati presentassero una bozza di programma su cui l’elettore possa esprimere il suo giudizio. Perché il voto altrimenti rischia di essere legato solo a un fattore emozionale. Se poi anche a Latina scoprissimo una mancanza di controlli ai seggi tale da favorire il proliferare di irregolarità, non avremmo esitazioni a dire che questo è un partito del quale non ci si può fidare. E a queste condizioni non gli lasceremo in mano le chiavi della città.