Un’assemblea nazionale affollatissima ha proclamato oggi, all’hotel Ergife di Roma, ufficialmente Nicola Zingaretti segretario nazionale del Pd.
Nessun voto contrario e 86 astenuti.
Dopo il risultato delle primarie del 3 marzo il Partito democratico riparte da qui.
Zingaretti si presenta in camicia blu e cravatta.
Nell’assemblea siedono 119 membri dalle liste collegate a Giachetti, 228 per l’area Martina, 653 delegati per Zingaretti.
Del Lazio sono 88 i delegati.
Di questi 47 provenienti dalla Capitale, 19 dalla provincia di Roma, 7 da quella di Frosinone, 7 da Latina, 4 Da Rieti e 4 da Viterbo.
Per la provincia di Latina ci sono Rita Visini, Marco Fioravante, Sesa Amici, Franco Esposito, Stefano Sperduti, Vincenzo Giovannini e Chiara Panella.
Zingaretti nel suo intervento, interrotto da applausi e da una standing ovation quando fa riferimento alla necessità di non ripetere gli errori del passato, snocciola, di fronte ad una sala gremita come non si vedeva da tempo, i temi su cui la rivoluzione del partito sia all’interno che all’esterno deve muoversi.
Battaglia sulle infrastrutture materiali ed immateriali.
Lotta all’immobilismo e all’incertezza, guerra aperta alla povertà e allo stallo economico.
E poi un partito tutto da costruire.
A partire dallo statuto che verrà completamente riscritto.
“Ora dobbiamo cambiare tutto. Il Pd deve diventare un partito pluralista, aperto al civismo e al volontariato, basta con il correntismo esasperato che ha lasciato fuori troppe persone. A noi serve un Pd forte ma anche una rete di corpi intermedi. Dobbiamo costruire un campo democratico largo più allargato e inclusivo, senza settarismi”.
La sintesi della nuova fase è uno e uno soltanto, i giovani.
E poi le donne tanto che Zingaretti annuncia che già da domani avvierà le procedure per ricostituire la Conferenza nazionale delle donne democratiche
Zanda è stato nominato tesoriere. Gentiloni presidente.
Renzi non si presenta e si limita a mettere un post di auguri su Facebook.
Il primo step è stato compiuto.
Ora per Zingaretti inizia la parte più complessa a partire dalla necessità di dividere il suo impegno sia sul fronte partito che sulla guida della Regione Lazio dove il lavoro da fare è ancora tantissimo.
Amministrative ed europee il primo banco di prova.
Poi si vedrà se il leader del Pd deciderà di portare a fino mandato l’esperienza in Regione o, come molti non solo all’opposizione, si augurano lascerà il timone.