“Letta dovrà rispondere di fronte al Parlamento a tre domande: quanto durerà l’esecutivo, quali riforme dovrà realizzare e come vorrà rafforzarne l’azione per arginare una crisi economica ancora troppo pesante”. In vista del nuovo passaggio parlamentare del governo Letta, il segretario del Pd Epifani ha voluto mettere in chiaro a quali quesiti il premier dovrà rispondere.
E quella di Epifani non è certo l’unica voce che all’interno dei democratici abbia in qualche modo preso di mira l’esecutivo. Stretti tra cambio di maggioranza e congresso, i democrat provano a far valere il loro nuovo peso sul governo, “imponendo” a Letta un cambio di passo.
In questo senso sono da leggere le parole di Matteo Renzi, segretario Pd in pectore, secondo il quale “chi vince le primarie detta la linea”. E lui, convinto di vincere il prossimo 8 dicembre, la sua linea l’ha già individuata, nei tempi e nei temi: “offro una disponibilità vera, un patto di un anno – ha detto – proporremo tre punti che noi consideriamo ineludibili”, lavoro, riforme ed Europa. Temi sui quali il sindaco di Firenze vuole risposte, altrimenti il Pd “separerà il suo destino da quello della maggioranza”.
Propositi dunque netti e bellicosi, che fanno peraltro il paio con quanto si sente dall’altro lato della strana maggioranza residua. Per il vicepremier Alfano, si è passati dalle larghe intese alle intese chiare e anche lui ha annunciato la richiesta al governo di alcuni punti ineludibili, stop al bicameralismo, legge elettorale, sostegno alle imprese, de tassazione del salario dei la orrori e riforma della giustizia.
In ogni caso, tutti hanno ben chiaro che la prospettiva elettorale non è certo da escluderai. E tutti a parole si dicono pronti. Così, se Alfano la evoca, facendo sentire quanto la sua pattuglia sia decisiva per la tenuta dell’esecutivo, Renzi gli risponde “io non ho paura”.