Tutto apposto e niente in ordine in Forza Italia.
Con una certezza: la scissione da tanti invocata è, al momento, rinviata.
Toti e la Carfagna avrebbero, a suon di scossoni, ottenuto quello che volevano: la guida, momentanea, del partito al fianco di Berlusconi.
Il leader azzurro avrebbe, infatti, proposto a loro di dividere in due il trono di coordinatori nazionali del partito.
Al governatore della Liguria andrebbe la gestione dell’area nord e alla Carfagna quella dell’area sud.
Dopo aver sotterrato l’ascia di guerra, Toti avrebbe deciso di trasformare l’evento del 6 luglio a Roma in un appuntamento per rilanciare tutto il partito in vista del consiglio nazionale del 13 luglio.
Se a livello nazionale la pace sarebbe stata trovata su equilibrismi politici che sono andati incontro alla parte più rivoluzionaria è sui territori che i malumori potrebbero non trovare conciliazione.
A partire dal consiglio regionale del Lazio dove la frattura interna al gruppo sembra essere conclamata.
La decisione di Palozzi, Aurigemma, Ciacciarelli e Abbruzzese di uscire allo scoperto e di mettere “i puntini sulle i” anche in merito ai rapporti con gli altri colleghi in Regione non può non lasciare strascichi.
In provincia di Latina si attende intanto di capire come si muoverà il coordinatore regionale di Forza Italia nel Lazio, Claudio Fazzone, che, primo su tutti, aveva chiesto un rinnovamento chiaro, deciso e non rinviabile del partito al fine di evitarne una morte quasi certa.
Fazzone ha dalla sua un record di preferenze che gli hanno consentito di confermare, non solo la sua leadership indiscussa sul territorio, ma di uscire dai confini del Lazio incassando l’elezione di Salvatore De Meo alle europee nella circoscrizione Italia centrale collocandolo subito dopo l’uscente Tajani.
I tasselli si muovono, la geografia interna a Forza Italia resta, però, più o meno la stessa.
E il nodo sono i rapporti tra gli azzurri che si sopportano, in alcuni casi, a malapena.
Forse dividere una poltrona per due potrebbe non bastare a mettere a tacere i mal di pancia, tanti, che ancora contraddistinguono il partito.
Il tutto mentre di Tajani, inteso quale vice coordinatore nazionale, si sarebbero perse le tracce.