“Io continuerò a guidare il movimento che ho fondato con l’energia e la passione di sempre”.
In queste poche parole è perfettamente contenuta l’intenzione del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, di non cedere di un passo rispetto alla proposta di mettere in campo una nuova leadership.
Nella lunga riunione del comitato di presidenza, a cui ha partecipato tra gli altri anche il coordinatore regionale del Lazio, Claudio Fazzone, si è preso atto però dell’esigenza di un cambiamento.
“Per noi, per Forza Italia si apre una fase nuova nella quale io personalmente sarò impegnato in Europa per realizzare la svolta che avevo annunciato in campagna elettorale e tentare di realizzare un centro-destra europeo e per renderla potenza militare mondiale capace di riunire e rafforzare l’Occidente di modo che sia – ha detto Berlusconi – in grado di resistere a qualunque sfida provenga dalla Cina comunista”.
Non è mancata una chiara riflessione sull’esito delle elezioni europee.
“Il risultato complessivo del Movimento è stato in linea con i sondaggi degli ultimi mesi e quindi al di sotto delle nostre aspettative e della nostra storia”.
Quella percentuale pesa ma non può essere presa sotto gamba.
“Ha influito negativamente una campagna aggressiva nei toni e nei modi condotta dai competitor del centrodestra e una linea politica condizionata dalla lealtà al programma condiviso col nostro alleato storico, la Lega – ha aggiunto il presidente di Forza Italia – che oggi governa con il nostro peggior avversario, cioè i Cinque Stelle e da uno scenario che ha visto le due componenti della maggioranza confrontarsi ruvidamente per occupare tutti gli spazi disponibili”.
Il nodo è capire come Forza italia intenda riprendersi lo spazio che ha sempre ricoperto in un centrodestra sempre più orientato, stando la crescita proprio di Lega e Forza Italia, a destra.
“Forza Italia del resto oggi ha una classe dirigente, qui al centro e sui territori, che cresce per numero e qualità. Una classe dirigente che io ho formato – sottolinea Berlusconi – con il consenso generale da me sempre richiesto e verificato, nella quale ho piena fiducia e che verrà valorizzata da responsabilità sempre maggiori. Una classe dirigente però che sarà legittimata anche dal basso, mediante forme di democrazia interna aperte al più franco confronto e alla più libera discussione”.
Quindi la parola d’ordine resta partecipazione.
La stessa che di necessità si esercita mediante i congressi.
“Per farci trovare pronti in vista delle prossime sfide e anche per mettere immediatamente fine a sterili quanto inutili polemiche interne, abbiamo ritenuto di avviare un percorso condiviso di rinnovamento del movimento, che si compirà con lo svolgimento in autunno del congresso nazionale”.
La data prescelta, stando le prime indiscrezioni è quella del 27 settembre.
Non resta che comprendere se le spinte concentriche che attraversano il partito siano soddisfatte di questa decisione di Berlusconi di non cedere di un passo sulla leadership.