E’ appesa a un filo la situazione dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Fondi.
A poche ore dall’inizio del 2019, il primo nato dell’anno potrebbe vedere la luce all’interno del “Dono Svizzero” di Formia o del “Goretti” di Latina. Dal 6 luglio 2018 sono stati sospesi, infatti, i ricoveri nel reparto di neonatologia e pediatria del nosocomio fondano.
Una riduzione complessiva dell’offerta sanitaria che colpisce anche la cardiologia e il laboratorio analisi, non operativi h24. Poi ancora la chirurgia, chiusa dal 30 giugno 2015 con conseguente perdita di 25 posti letto.
Tutte scelte succedute nel corso del tempo che non hanno fatto altro che speculare sulla salute dei pazienti.
Invani sono stati i tentativi compiuti dal sindaco Salvatore De Meo per scongiurare un depotenziamento dei servizi in un luogo che risulta ben collocato sul territorio. E che, secondo il primo cittadino, presenta delle criticità a causa delle false promosse del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.
Altrettanto numerosi gli incontri e le manifestazioni a cui hanno preso parte la Fondazione e il Comitato “San Giovanni di Dio”, il direttore generale della Asl di Latina, Giorgio Casati, Giuseppe Simeone, presidente commissione sanità della Regione Lazio, al fine di accrescere l’assistenza sanitaria per l’intero comprensorio del sud pontino.
Alla luce di ciò è giunto il momento di capire quali prospettive future sono riservate all’ospedale di Fondi e se l’ipotetica costruzione di un Policlinico del Golfo risolverebbe in parte la questione.
Chiara è a riguardo la posizione di Salvatore De Meo che ha recentemente sottolineato come il nosocomio “è’ un modello giunto al limite, che pone il malato nella condizione di andare fuori o di affidarsi al privato. Troviamo le risorse e riapriamo quelle strutture chiuse inconsciamente. Non parliamo di nuovi policlinici se non sappiamo passare ai fatti.”
Serve, dunque, coesione e una riforma che miri alla gestione della sanità priva di interessi politici. L’unico obiettivo da raggiungere nel 2019 è la cura, la tutela dei pazienti. Un diritto e un dovere che non deve risparmiare nessuno. Il Lazio e in particolare la provincia di Latina, non possono continuare a posizionarsi all’ultimo posto in termini di prestazioni. In otto anni sono stati chiusi 16 ospedali e persi 3600 posti letti.