di Massimo Guida – Anno nuovo, problemi vecchi a Latina. L’amministrazione comunale torna da queste feste con un bel po’ di patate bollenti di cui occuparsi. Il 2014 si è chiuso con la notizia che il Comune era stato citato in causa dalla Ipogeo srl, società che si occupa della gestione del Cimitero comunale, per una richiesta di risarcimento di quasi 14 milioni di euro per spese e costi sostenuti dalla società privata ma di cui, invece, avrebbe dovuto farsi carico Piazza del Popolo. Un’istanza che secondo i politici De Marchis e Scaiudone è più “una intimidazione che una richiesta reale” e anche un po’ fantasiosa soprattutto per quel che riguarda la parte pretesa relativa agli oneri conseguenti alla mancata approvazione del progetto definitivo perché il danno non esiste “se è vero che l’Ipogeo non può vendere i posti definitivi, in questo momento, è altrettanto vero che i provvisori li paga il comune quindi è un maggiore incasso rispetto al PEF originario ed è altrettanto vero che nel luglio 2010 nella modifica al contratto, fatta dall’allora commissario prefettizio, si autorizza il gestore a farsi anticipare mille euro all’atto della tumulazione nel provvisorio: quindi Ipogeo costruirà i definitivi con i soldi che già ha incassato”.
Un finto problema quindi? Non sappiamo, resta comunque il fatto che il Comune è chiamato a presentarsi in Tribunale il prossimo 13 aprile.
C’è poi il caso della Metro leggera, che adesso va oltre le problematiche di realizzazione ma arriva nelle mani della Procura della Repubblica. Secondo quanto riporta Il Messaggero, è stata aperta un’inchiesta e il pm Luigia Spinelli e la Guardia di Finanza hanno chiesto gli atti relativi al progetto e al finanziamento al Comune.
Ma gli uomini delle Fiamme Gialle, come quelli di Polizia e Carabinieri, non sono nuovi agli uffici del Comune, visitati più volte nel corso degli ultimi mesi per acquisire documenti e determine su questo o quell’altro caso. Prima è venuto lo scandalo del Francioni, con un ampliamento completato senza che fosse approvato nessun progetto e un collaudo effettuato solo dopo che sono stati apposti i sigilli. Poi c’è stato il caso dello spacchettamento della gestione del verde pubblico con mini affidamenti diretti a diverse cooperative facendo lievitare i costi della manutenzione. Anche in questo caso i sostituti procuratori Luigia Spinelli e Cristina Pigozzo avevano chiesto progetti e le determine relative agli affidamenti diretti e gli uomini della Polizia sono tornati più volte in Piazza del Popolo. Senza dimenticare l’indagine sulla piscina comunale dove anche qui ci sono stati affidamenti diretti di lavori per un importo complessivo di un milione di euro sempre alla stessa ditta: la Capozzi srl. Per non parlare, poi, della variante Malvaso per la quale sono già indagati i componenti della giunta che all’epoca approvarono la variante.
Adesso, proprio a inizio 2015, un nuovo caso è stato sollevato dalla consigliera democratica, Nicoletta Zuliani, che porta alle cronache il “buco” nelle casse del Comune a causa del progetto MobiLatina: “nato con un nobile intento, ma finito nel peggiore dei modi: non ha raggiunto il suo scopo, che era il monitoraggio e la riduzione dei livelli di CO2 in città, ed è costato 40mila euro alle casse del Comune, nonostante beneficiasse di un finanziamento pubblico da parte del Governo centrale”. Inoltre, ha spiegato la democratica, “Il progetto prevedeva una compartecipazione tra MinAmbiente e Comune: il Ministero ha finanziato l’idea con 250mila euro, mentre il Comune ha cofinanziato 220mila euro con proprie risorse di bilancio. Purtroppo il Comune si è pure sbagliato nella progettazione ed ha dovuto rinunciare ad un buon 20% del finanziamento (40mila euro) a causa di determine fatte male: il denaro era stato infatti stanziato nei capitoli di spesa sbagliati ed il Ministero ha negato questi fondi al Comune, che ha dovuto pagare di tasca propria”.
Insomma un’altra rogna per il Comune di Latina che in questo 2015 dovrà affrontare le conseguenze di inchieste, buchi in bilancio e malagestione. Ci auguriamo, per il bene della città, che potrà farlo nel migliori dei modi per lasciare, a fine mandato, Latina in una condizione degna della seconda città del Lazio.