Ma Cisterna cosa deve fare per farsi considerare? Possibile non ci sia un prete, un amministratore, un politico, un intellettuale, un pensatore, un economista, qualche giornale, uno straccio di giornalista disposto a “leggere” Cisterna. L’amministrazione di Eleonora Della Penna finisce un modo, diciamo, traumatico, un carabiniere uccide e si uccide tutta la famiglia, Desirèe muore in un modo che dire inumano è poco. Neanche le elezioni comunali sono normali, a Cisterna, tanto che le debbono rifare. La periferia della città conta più capannoni vuoti che pieni, tutto è kiwi e nessuno pensa al dopo kiwi e ai pericoli della monocultura. Alla stazione dei treni vanno via per lavorare, tornano per dormire, e sono migliaia. Ma nessuno, nessuno “mucia e ducia” (trad. pensa e parla). Poi viene il cronista nazionale e dice due banalità, quello provinciale ci va dietro e nessuno dice di questa città, così sola, così chiusa, così illeggibile. Ma in agenda Cisterna non c’è, come se l’Italia dimenticasse Torino e fosse indifferente pure a Milano (la vicina Aprilia).
Cisterna è una bomba ad orologeria, è la prova di assenza di una classe dirigente provinciale che non sia indifferente. Cisterna ha bisogno di Latina, della sua provincia, perché Latina e la sua provincia in Cisterna vedono il loro domani e se si salva oggi Cisterna si salverà Latina domani. Il futuro non sta nei miei amati lepini, o a Minturno, sta ad Aprilia e a Cisterna, lì dove, invece, non arriva il pensiero.