La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro del megastore Globo sulla Pontina rigettando il ricorso presentato dagli avvocati della Cosmo. Non è bastato affidarsi alla difesa di uno dei legali più noti d’Italia, Franco Coppi, che nella sua carriera ha difeso anche Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, per riuscire a togliere i sigilli apposti dal nucleo investigativo della Forestale di Latina.
Già gli avvocati dei dodici indagati, nell’ambito dell’inchiesta della Procura sulla struttura, avevano presentato ricorso al Riesame. Il collegio di Latina lo aveva respinto. Ora anche i giudici “ermellini” hanno ritenuto l’accusa valida e sufficiente a mantenere l’edificio chiuso.
La vicenda è molto complessa. In primo luogo gli ispettori avevano analizzato la questione del condono concesso nel 2003 per l’immobile che prima ospitava la Seranflex, azienda che realizzava serrande. Nella consulenza Tarozzi si spiega come soltanto 5000 metri cubi fossero a destinazione commerciale, mentre gli altri 3500 artigianali. Questo si poteva evincere dalla stessa richiesta di sanatoria nella quale la distinzione era presente. Il responsabile dell’ufficio condono, l’architetto Luca Baldini (tra gli indagati), aveva però accettato la destinazione d’uso commerciale per l’intero edificio.
Nel 2004 viene poi richiesta la demolizione e ricostruzione dell’immobile. L’anno seguente il sito dismesso viene acquistato dalla Latinafiori srl e due anni più tardi ci fu il passaggio di proprietà alla Mimosa Park srl. Nel 2009, vista la domanda presentata dagli eredi nel 2004, viene rilasciato il permesso per la demolizione e ricostruzione dell’edificio. I lavori però non partirono perché intanto era stata chiesta una variante rilasciata nel 2013 per l’ampliamento dei parcheggi e l’acquisto di un altro terreno che fu poi accorpato a quello principale.
Secondo la difesa, che richiama le norme tecniche di attuazione del piano regolatore, sarebbe consentito l’ampliamento degli impianti artigianali e di quelli produttivi. Però è vero anche che nei paragrafi successivi lo stesso articolo 8 sottolinea che tali ampliamenti vengano motivati con le esigenze della produzione dimostrabili con dati oggettivi quali ad esempio l’espansione dei bilanci, o il numero degli occupati. In realtà però l’azienda era ormai fallita e al suo posto è sorto un megastore.
Ad essere contestato dalla Procura anche il mancato rispetto della distanza dalla strada: i parcheggi sarebbero stati realizzati infatti fino al confine.