di Lucio Fava del Piano
Se ieri avevamo parlato di linea dettata al governo dai partiti della nuova maggioranza, oggi sono scesi in campo i capitani, Alfano e Renzi, che hanno cominciato a incrociare le armi. Colpi di fioretto, almeno per ora, ma che certo faranno fischiare le orecchie a Letta e alla sua convinzione che ora l’esecutivo possa essere più forte e coeso.
La prima stoccata l’ha data Angelino Alfano, che commentando le dichiarazioni rese nel weekend da Renzi ha detto “se ha l’obiettivo di prendere la sedia di Letta lo dica chiaramente, senza girarci attorno come si faceva con la vecchia politica”. Alfano, peraltro, sa anche che certe prese di posizione del sindaco possono essere figlie delle incombenti primarie del Pd e si augura che “finalmente dopo si potrà parlare dei problemi dell’Italia”.
Auspicio condiviso anche dai principali esponenti di Ncd. Quagliariello si dice convinto che “dopo l’8 dicembre le cose miglioreranno, non peggioreranno”, mentre Lupi ricorda a tutti che “la gente si aspetta che portiamo il Pese fuori dalla crisi, altrimenti ci manderà a casa, rottamtori compresi”.
Punto sul vivo, Matteo Renzi ha immediatamente controreplicato, prima chiarendo di non star “dicendo al governo: tutti a casa”, e poi cavanodosela con una battuta: “non stiamo tirando la corda, sono gli italiani che stanno tirando la cinghia”.
Renzi ha poi elencato quelle che a suo giudizio devono essere le tre priorità del governo per il 2014, un taglio ai costi della politica che promette in misura di un miliardo di euro, il lavoro per il cui rilancio chiede un piano “gigantesco” e la scelta sul “tipo di Europa che vogliamo”.
Prova, insomma, a gettare acqua sul fuoco il Sindaco, anche se i suoi ultimatum al governo sono piaciuti poco anche in casa Pd, come non hanno mancato di sottolineare Cuperlo e Civati. D’altra parte, come si diceva, siamo in campagna per le primarie.